GIOCARE COL TERZO MONDO

Se fino a poco tempo fa le elites mondiali venivano assediate regolarmente e costrette a spostare i loro summit nelle località più remote, grazie al live8 si è ripristinata la consuetudine: ai potenti si torna a supplicare di mettersi una mano sul cuore e di non dimenticarsi degli ultimi, dei dannati del mondo. E come per magie il conflitto ed il dissenso diventano una grande festa giovanile. Non c'è da stupirsi quindi se il videogioco, medium "giovane" per eccellenza, inizi ad essere utilizzato massicciamente a supporto di queste campagne di sensibilizzazione.

Food Force è l'advergame ufficiale del World Food Programme dell'ONU. Sviluppato con un budget di tutto rispetto, ha ottenuto un'amplissima copertura mediatica diventando probabilmente il "serious game" più giocato finora pubblicato. Il gioco si avvale di numerose cutscenes che forniscono una verosimile cornice narrativa: una regione africana è colpita da guerre e carestie e una squadra di specialisti dell'ONU ha il compito di evitare la catastrofe umanitaria.
Ogni missione è un sottogioco arcade piuttosto semplice, l'immaginario è militareggiante e il quadro d'azione è strettamente emergenziale. Non si danno informazioni sulla natura del conflitto o sulle cause della povertà: non c'è tempo per domande così complesse, sgancia le casse dei rifornimenti al momento giusto e passa alla prossima missione. Solo l'ultimo livello cerca di descrivere uno scenario di sviluppo che vada oltre il mero assistenzialismo ma purtroppo il gameplay è poco chiaro e qualsiasi scelta che si prende sembra sortire un effetto positivo.
Certo, sempre meglio di America's Army...

Un altro esempio è Darfur is dying, un gioco sponsorizzato da MTV e realizzato dagli studenti di un'università californiana.
Tempo fa scrivemmo della possibilità dei videogiochi di creare controcampi sociali forzando il giocatore entro ruoli svantaggiati. Darfur is Dying fa uso di questo espediente mettendoci nei panni di profughi perseguitati dai militari spalleggiati dal governo del Sudan. La maggior parte del gioco si svolge all'interno di un campo profughi che necessita del determinante apporto del giocatore per superare i quotidiani problemi di sussistenza. Peccato che le parti narrative riguardanti le terribili esperienze dei darfuriani siano solo di contorno ad uno schema di gioco banale e ripetitivo. In questo caso i riferimenti alla realtà sono molto precisi e quantomeno l'oniline game si colloca all'interno di un'articolata campagna di pressione sul governo degli Stati Uniti. Un po' enigmatica l'esortazione finale ad impegnarsi nella vita reale: "I nostri rappresentati vogliono porre fine a questo genocidio ma han bisogno di sentire le nostre voci".
Certo, sempre meglio di America's Army...

L'ambientazione di 3rd world farmer è molto più generica ma in compenso è controbilanciata da un gameplay più raffinato e coinvolgente. Essendo un progetto dell'università di Copenhagen è opportuno considerarlo più come un esperimento di retorica videoludica "alternativa" che come strumento di comunicazione politica.
Il gioco si presenta come un tragica simulazione dell'agricoltura di sussistenza: una famiglia di una sperduta landa africana deve semplicemente sopravvivere alle disgrazie che si susseguono regolarmente come nelle pagine dei Malavoglia di Verga. Il giocatore può scegliere come amministrare il proprio orticello investendo i propri esigui risparmi in coltivazioni, bestie o rudimentali strumenti agricoli. Una volta pianificato il terreno occorre cliccare il tasto di avanzamento rapido ed attendere la Sfiga dell'Anno che può spaziare dalla siccità che rovina i raccolti alle epidemie che uccidono gli animali, dai profughi che saccheggiano il campo alle milizie che rubano attrezzature.
Nel suo meccanismo programmaticamente frustrante 3rd World farmer riesce ad essere avvincente e adeguatamente ansiogeno ma la rappresentazione del continente africano è quella di una terra funestata da catastrofi inspiegabili, randomiche ed inevitabili.
Finchè prevvarrà la retorica terzomondista della compassione e dell'assistenzialismo promossa dallo showbiz e dai poteri forti sarà difficile vedere rappresentazioni videoludiche diverse da queste. Una prospettiva storica e la visione d'insieme di un'Africa distrutta da secoli di colonialismo e sottomessa agli interessi delle economie occidentali sarà sistematicamente evitata.
Certo, sempre meglio di America's Army...

5.1

 

09/03/06 | | #