VIDEOGAMES AMATORIALI

La provocazione gratuita, gli elementi splatter e porno suppliscono facilmente alle carenze tecniche e rappresentano una chance in più per chi vuole emergere dal rumore bianco della produzione culturale - che in rete è più che altrove eccedente. E' interessante notare come si siano creati svariati filoni che scandagliano sistematicamente gli abissi dell'immoralità.
Degna di nota è sicuramente la serie di cartoon e giochi anti-oldies ad opera di Zeebarf.com in cui potrete sparare ad vecchietti in carrozzella lanciati come piattelli oppure scacciare a cazzotti gli anziani da un parco per far colpo su una ragazza. In Disorderly, il vero pezzo forte della serie, dovrete vestire i panni di un inserviente di una casa di riposo sovrappopolata ed eliminare a pugni e calci vecchiette armate di gatti e veterani in deambulatore. Un remake di Double Dragon che ribalta in maniera sorprendente il machismo e l'estetica da bassifondi dell'originale.
Gettonatissimi ed particolarmente interessanti sono i giochi in cui si possono uccidere, torturare e sottoporre a qualsiasi tipo di sevizie le icone pop più in voga. I soggetti possono essere i Teletubbies, paladini del buonismo televisivo o i Limp Bizkits, i famosi e detestati arrivisti del rap-metal. Sembra che gli autori, perlopiù adolescenti, usino il videogioco come una valvola di sfogo contro i colonizzatori dell'immaginario giovanile. Fare un videogioco di questo genere equivale a cercare solidarietà nel cyberspazio, l'unico luogo in cui non si è accerchiati dall'industria culturale e le minoranze possono superare le bariere geografiche e creare delle comunità.
Molti videogiochi amatoriali sembrano esorcizzare i demoni mediatici del pubblico oltreoceano come il cecchino di Washington. Si sprecano poi giochi contro Bin Laden come mostruoso ma fantasioso Osamagotchi in cui si può far schiaffeggiare il detestato sceicco da Ronald Mcdonald o gli si possono conficcare nel corpo bandierine americane dalla punta aculminata. Questi giochi raccolti nella sezione "war on terror" sono una dimostrazione dell'efficenza della macchina del consenso statunitense che riesce ad alimentarsi anche dall'energia creativa e spontanea di tanti giovani.
La cosa si fa più cuoriosa quando la provocazione si spinge in terreni meno politicamente corretti. E' il caso di Kaboom, il gioco del kamikaze, in cui bisogna farsi esplodere in una strada affollata cercando di uccidere e ferire il maggior numero possibile di uomini donne e bambini. Un trivializzazione estrema e cinica di un fenomeno così tragico e complesso, ma che scardina in maniera originale il meccanismo videoludico classico delle vite multiple da preservare (lo ammettiamo, ci siamo divertiti un sacco e lo vogliamo salvare in tutti modi).
Al quaidamon sembra a prima vista l'ennesimo software toy del genere "war on terror" ma contiene alcuni spunti che lo rendono particolarmente tagliente: un talebano molto simile ad Osama Bin Laden è questa volta internato in una cella che allude a Guantanamo e il giocatore può scegliere di picchiarlo, nutrirlo, curarlo o ucciderlo. Alla sua destra c'è una barra che rappresenta il suo tenore di vita in relazione a standard tipo "Cittadino del terzo mondo", "Conforme alla Convenzione di Ginevra" o "Cittadino della middle class americana" fino ad arrivare al livello di vita più agiato che polemicamente è chiamato "Human rights activist approval".
A volte però il cattivo gusto raggiunge delle bassezze sublimi: è il caso di Extreme WTC Jumper, il capolavoro assoluto della provocazione. Un gioco tanto essenziale da essere praticamente solo un'animazione interattiva. Un omino si tuffa da una delle torri gemelle appena colpite dall'aereo ed il giocatore deve fargli compiere delle evoluzioni in aria sullo stile dei videogiochi sportivi (in particolare quelli sugli skateboard e snowboard).
A dispetto di qualsiasi altro gioco lo schianto finale è inevitabile ed i punti ottenuti non servono a nulla. Con un uso spietato del linguaggio del videogames extreme WTC jumper riesce più di qualsiasi altra cosa a farci riflettere sulla spettacolarizzazione delle vittime dell'11 settembre.

02/15/04 | | | #